Appuntamento alle 22.30 all’uscita della metro Tribunal. Fa un po’ di fresco, ma si sta ancora bene. Se tutto va bene sono in orario. Vado a prendere la metro: da casa mia dovrò cambiare due volte, ma va bene. Non ricordo, c’avró messo un 40 minuti per arrivare. La stazione é una delle più vecchie e peggio tenute della linea, almeno fra quelle che ho visto. La scala mobile é lentissima, ma non ho fretta e mi lascio trascinare su.

Alla fine di un corridoio le scale, non più mobili, per la superficie, e si sente già la gente fuori. Mi affaccio all’uscita ed é uno spettacolo che mi mette un po’ in soggezione: una folla immensa di gente, tutti attorno alle ringhiere dell’ingresso a guardare giù tutti quelli che salgono. É evidente che é abituale darsi appuntamento lì. Come su un palcoscenico, con tutti gli occhi addosso, mi avvio alla superficie.

Mi guardo in giro: gente, gente ed ancora gente. Incredibile a pensarsi, ma la piazza che non é neppure tanto grande o particolarmente accogliente, é gremita. Mancano solo i ragazzi: sono arrivato tutto sommato in lieve anticipo. Eppoi non siamo mica ad un appuntamento di lavoro, no? Passa poco, comunque, che già ne vedo uno, e subito arrivano pure gli altri, con altri amici degli amici degli amici degli…

Si va. ¿Destino? Plaza dos de Mayo. Prima raccogliamo un po’ di soldi e si compra vino, birra e cocacola, con tanto di bicchieri e ghiaccio. Via. Plaza dos de Mayo: ci saranno non meno di un centinaio di ragazzi, seduti a terra, in circoli, a bere, scherzare. C’é chi suona i bongos e due ragazze si improvvisano ballerine. Più in là, in uno spazio più ampio, abbiamo pure dei “giocolieri” che si stanno esibendo. Mi dicono che ci sono pure quelli che lo fanno con gli attrezzi infuocati: pazzesco. É tutto un gran casino, un gran rumore di gente, tutto però più o meno tranquillo. Mai visto nulla di simile, ma d’altronde, ci sono tante cose che non ho visto. Ci fermiamo un po’, a bere pure noi, cercando di fare alcuni di quei giochi di gruppo che tutti conosciamo.

Quelli per farti bere, ma il calimocho, sapientemente preparato, non é pericoloso. Finite le bebidas si va. A casa? ¡Claro que no! Si va in giro, verso Sol. Attraversata Gran Via il gruppo si é diviso. Ci fermiamo a giocare a pallone con degli sconosciuti in attesa di contattare quelli che mancano. Si va. Giunti a Sol si decide di andare in un locale, nel senso, in particolare locale.

Dopo un buffo entra ed esci, ci fermiamo in cinque, tre italiani, un tedesco ed una olandese. Nessuna lingua comune, dal momento che lo spagnolo é ancora troppo “giovane” per tutti noi, per cui finiamo per parlare quella lingua universale che é l’erasmese…

Usciti per la strada il freschetto si fa sentire, ma d’altronde sono già le cinque del mattino. La metro é chiusa, bisognerebbe prendere l’autobus a Cibeles, ma tanto vale aspettare la riapertura. Qualcuno compra un panino presso le bancarelle di cartone di questi orientali stacanovisti che ti vendono tutto a qualunque ora…

Decidiamo di fare colazione a churros e cioccolata, e finiamo in quella che poi ho scoperto essere la cioccolateria più antica di Madrid. Incredibile ma vero, alle 6.00 del mattino abbiamo fatto la fila ed aspettato un quarto d’ora prima di sederci. E ci é andata bene. Finalmente, churros e cioccolata, e si va. La metro é aperta ormai da circa un’ora, non c’é quasi nessuno per le strade. Tutti a prendere la metro. Ci salutiamo: appuntamento a lunedì. Quaranta minuti di metro con un solo cambio mi portano alla fermata di casa. Altri 200 metri a piedi, 6 piano in ascensore, e sono a casa. Sprofondo nel letto: buonanotte, anzi, buongiorno…