Il secondo semestre si è aperto senza dubbio all’insegna della fortuna. Una bella amicizia stretta con una ragazza milanese, Laura, mi ha permesso di conoscere e frequentare molte delle sue amiche.

Da premettere che Laura stava in una casa con altre 14 persone, tutte straniere, di cui ben 11 ragazze. Ebbene sì, proprio una bella amicizia! Potete immaginare quanti buoni motivi avevo di andare a trovarla a casa! 11, anzi 10 perché una era brutta e antipatica. Le altre? Quello che un ragazzo desidera: ragazze in terra straniera, in vacanza per poche settimane e con la unica preoccupazione di divertirsi! Se non fossi riuscito a combinare niente un bel viaggio a Lourdes sarebbe stato d’obbligo!

Ma invece, proprio quando meno me lo aspettavo ecco che la mia strada incrocia quella di Mara. Anche se il nome sembra italiano lei è olandese. E comunque chi mi conosce sa che io per principio non perdo il mio tempo a provarci con ragazze italiane perché troppo esigenti in fatto di corteggiamento, ossia da ingegnere che sono cerco di seguire il motto: minimo sforzo e massimo rendimento! ( non considerate Nora italiana perché comunque vive al di là del Rubicone).

Insomma una sera a casa di Laura (e di chi sennò) ho conosciuto questa bella ragazza dai capelli biondissimi e gli occhi azzurri (oltre che un fisico da paura) [Informazioni riservate agli ingegneri: Altezza : 1.7024 ±0.0001m; Peso: 52.236±0.001 kg; Colore della carnagione: n° 652 della guida colori Microsoft Windows 2000; Età: 19 anni + 3 mesi; … ].

La luna evidentemente non era dalla mia parte, lei infatti, dopo esserci presentati, mi inizia a parlare del suo ragazzo che sta in Olanda (beato lui con le tipe che ci sono lì, e comunque alla sua ci penso io!), comunque subito mi è sembrata una tipa simpaticissima e fuori di testa, e ogni volta che andavo da Laura (ormai ogni giorno, ovviamente) passavo più tempo a fare lo scemo con lei che a parlare con la mia amica.

Purtroppo la luna perseverava nella sua opera di ostruzionismo, Mara infatti continuava a parlarmi del suo tipo, anche se però adesso i discorsi si facevano molto più interessanti: iniziavano i problemi di coppia. Ed io sono stato sincero e imparziale dispensatore di consigli: “Ma sì dai, lascialo”, “Se non ti manca forse è perché in fondo non lo ami veramente”,”Hai 19 anni, se non fai delle pazzie adesso quando le fai?”,”Giuro che se ci baciamo non lo dico a nessuno!”. Insomma io ero un amore!

Fu così che i miei consigli fecero breccia. Un po’ troppo forse, visto che qualche sera uscì con un tipo spagnolo con il quale si fece una storiella di tre giorni! (No comment!). Ma finalmente, una sera che la luna smise di rompere i coglioni e in una delle numerose feste a casa di Laura, il ragazzo spagnolo non venne, e fece male perché super-Francesco incassa quanto può ma quando è momento di agire si fa quello che c’è da fare e non perdona (più o meno). Insomma è successo quello che doveva succedere (per maggiori delucidazioni clicca qui: jduru).

E’ così che è iniziata la seconda storiella spagnola degna di nota. Lei si giustificò della defaillance con lo spagnolo spiegando che mi vedeva irraggiungibile (troppo furba per me). Abbiamo passato due settimane insieme nelle quali c’è scappata anche una gita di quattro giorni a Valencia e Alicante in compagnia della mia amica Laura e di altri due amici italiani. Non chiedetemi però come è andata la vacanza! Premetto: eravamo in cinque e negli ostelli prendevamo sempre una tripla e una doppia dove stavamo io e Mara (mica sò scemo!). Adesso dovete dirmi: cosa fanno un ragazzo e una ragazza all’estero, in vacanza, in una camera doppia?

Bè, purtroppo non quello che immaginate. Il fatto è che dopo una giornata massacrante e una notte in giro tra passeggiate e discoteche si torna in hotel alle 5 di notte belli stanchi; però… Quando io faccio per mettermi a letto (il mio) senza dar a vedere le mie impurissime intenzioni lei mi dice di dormire con lei. Fin qui …tutto bene. Quindi l’ambiente inizia a scaldarsi, e anche fin qui, niente da dire. Ma quando inizio a scaldarmi io non puoi dirmi che sei stanca proponendo l’alternativa più deprimente e deprecabile, oltre che amorale: dormire abbracciati.

Soluzione: il giorno dopo impongo a tutta la comitiva un coprifuoco ragionevolissimo: a mezzanotte tutti in hotel a dormire. Ma nonostante la mia intelligentissima idea, iniziano a sorgere infausti presentimenti di una ulteriore notte in bianco. Tornati in hotel io ripropongo la mia disonestissima finta di andare a dormire nel mio letto, lei mi dice di dormire con lei, inizia a scaldarsi l’ambiente e boom! Quello che nessun ragazzo vorrebbe sentirsi dire: “Sai? Stavo pensando al mio ragazzo!”. Io: “Ah”. Seguono dieci minuti di silenzio. E mentre stavo cercando qualcosa di contundente per provocare serie lesioni ai miei coglioni lei mi dice: “Ma perché non dici niente?”.

Ragazzi, in questi casi, secondo la mia modesta opinione, l’unica cosa da fare per salvare un minimo di dignità sarebbe andarsene e occultare attentamente l’accaduto ad amici e conoscenti. Nella mia occasione, a 400 Km da casa, poco proponibile. Insomma un’altra notte in bianco passata a parlare con la tipa di mille cose (tranne il ragazzo ovviamente, visto che l’avevo minacciata di spiegarle la relazione tra condizione di Nyquist e teorema di Fourier non appena avesse cacciato fuori l’argomento) e la mattina seguente ho dovuto fare i conti più con un autostima in riserva che con 3 ore di sonno.

Tornati a Madrid le cose sono migliorate sensibilmente, il giorno dopo lei infatti è partita per Malaga per continuare il suo soggiorno spagnolo lì fino a luglio. Noi ci siamo rivisti solo un’altra volta, sempre a Madrid, in giugno quando è tornata per un fine settimana con una amica. Le mie intenzioni erano chiarissime, semplicissime e soprattutto onestissime: TROMBARMI L’AMICA. Se ci fossi riuscito allora si che avrei finalmente creduto in Dio o in una Volontà Superiore.

Fu così che quel sabato sera sono uscito con il mio migliore amico Sebastian, la mia migliore amica Laura e la sua amica figa Paola. Aspettavamo più tardi al Ducato Café Mara e company. Immaginatevi ora la mia sorpresa quando mi sono reso conto che l’amica che si era portata appresso Mara era una gran bella figona. Non mi ricordo il suo nome (me lo avrà ripetuto cinque volte ma io continuavo a fissarle le tette) però Laura e Paola (l’amica figa) l’hanno prontamente soprannominata “Baywatch” (a buon intenditore poche parole).

La serata quindi offriva interessanti spunti. A questo punto però devo premettere che anche prima dell’arrivo delle due olandesi la serata non era niente male: bel locale, bella musica, la compagnia del mio migliore amico ma soprattutto delle due amiche italiane (due belle ragazze castane) simpaticissime e scatenatissime che da sole bastavano e ci avanzavano. Dopo vari shot di vodka le tipe erano irriconoscibili: stavamo ballando come pazzi quando una mi mette un cubetto di ghiaccio nella camicia. Io le restituisco il favore inserendolo nel suo reggiseno.

E così continua il gioco che avevamo inventato. Ballando, le tipe ormai più che brille iniziano ad avvicinarsi pericolosamente ai corpi mio e di Seba ondeggiando inquietantemente le anche, allungando le braccia attorno ai nostri colli e facendomi ricorrere a tutto il mio self control per non saltarle addosso. Esattamente in quel momento entrano Mara e Baywatch. La scena che si presenta loro, da sola bastava per la mia “vendetta personale”: noi che ci divertivamo come non mai, io con la camicia ormai fradicia dovuto al cubetto di ghiaccio, il caldo, la danza e gli ormoni; Laura e Paola che facevano le pazze con noi. Come se tutto ciò non bastasse adesso, oltre alle castane, avevamo anche due olandesi bionde con noi.

Il primo miracolo non tarda ad arrivare: le tipe italiane vanno in bagno, Mara va a prendersi l’ennesimo drink lasciando incautamente Baywatch alle attenzioni mie e di Seba. La mia mente malata elabora velocemente un piano: mi avvicino al mio amico e gli dico che è ora del ballo del sandwich, e mentre si avvicina da dietro alla tipa io, guardandola negli occhi e accennando un sorriso la raggiungo da davanti appoggiando le mie mani sui suoi fianchi e facendola diventare companatico. Adesso, una tipa normale mi avrebbe piazzato un bella ginocchiata alla terza gamba (vi ricordo che erano appena 15 minuti che la conoscevamo!), lei invece accenna un sorriso che non ancora riesco a togliermi dalla testa e balla con noi come se per lei fosse un ballo di routine (adesso capite perché voglio prendere la cittadinanza olandese).

Alle 3:30 il locale chiude e ci buttano fuori a forza. Quindi andiamo al “Viva Madrid” per prendere gli ultimi drink e chiudere anche questo locale. Per strada per la seconda volta e parlando sul da farsi la mia testa inizia a elaborare mille possibili scenari per il finale della serata, contenenti tutti 2 elementi:

  1. Io
  2. un letto

e numerose varianti:

  • Baywatch
  • Baywatch e Mara
  • Baywatch e Paola
  • Baywatch, Mara e Paola

Mara mi riporta alla realtà chiedendomi se vogliamo finire la serata (erano le 4:30 a.m.) tutti quanti a casa sua. Io: ” Ma!, ci sono da fare 15 min a piedi, è tanto! Però se proprio vuoi…uno sforzo si fa”. Gli ormoni iniziano a sfiorare la saturazione, i pochi neuroni scampati all’azione dell’alcool mi dicono di abbracciare Baywatch lungo il cammino. Le cose di cui abbiamo parlato? Ovviamente discorsi profondissimi. Mi ricordo solo che avevo iniziato a parlare come una macchinetta per dire cose stupidissime alle quali solo una folle avrebbe risposto (attenzione: preciso che con Baywatch dovevo parlare, o perlomeno cercare di parlare, in inglese). Lei invece mi sembrava molto divertita dalle mie osservazioni (probabile che non stava capendo) e rispondeva pure! Insomma era mia. Arrivati a casa prendiamo l’ultimissimo drink, ridiamo, scherziamo, aspettiamo l’alba. Morale della favola? L’ennesima notte in bianco.